Mi permetto un post che non c'entra nulla con il blog... tanto il blog è mio :-P
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Nove e quindici, seduto in università con le spalle al calorifero, grattando lo zucchero sciolto dal fondo di un bicchiere di cioccolata ormai vuoto, in una splendida quanto tipica giornata milanese di pioggia. Nove e quindici e ascolto canzoni romantiche, giusto per farmi un po’ di male, con in mente le canzoni di Moulin Rouge che mi son visto da poco giusto per farmi un po’ di male. Ho dormito giusto un’ora in treno, in modo anche abbastanza strano, perché oggi le persone nel vagone erano strane, di quelle persone strane che non sai se le hai sognate o no, perché sono troppo strane per essere vere, ma che poi incroci in banchina una volta sceso. Può essere che sto ancora dormendo, chissà. Possibile. Un po’ in effetti il mio corpo lo richiede, dopo una nottata sveglio a lavorare, e me lo ricorda con sbadigli degni di un tricheco.
È bello vedere l’università semivuota come lo è adesso.
È in qualche modo strana.
Ti ci perdi con i pensieri in un posto del genere,
un vecchio castello che poi vecchio non è
chiostri che hanno visto guerre e morti assassinati
e mucchi di saltasiepi futuri disoccupati
beati semisconosciuti chiusi in cripte sconosciute ai più
bugie e silenzi
ed i più bei sorrisi del Creato.
Ci cado ancora, sui sorrisi. Dannati sorrisi.
Comunque.
Cosa strana il mondo. Cose strane le persone. Ieri per esempio ho conosciuto la prima laureata in psicologia che fa la psicologa. Cosa estremamente interessante, non pensavo esistessero più persone del genere. E oggi ho letto il giornale. Ormai non so più dire se il mondo in cui vivo è triste o ridicolo. Forse entrambe le cose, per fortuna che ci sono ancora le ragazze che riescono a rallegrarti la giornata o la vita, anche solo con un puntino, o con un sorriso, o con una frase all’apparenza idiota ma profonda come l’universo. E per fortuna che esistono anche un sacco di altre cose belle a parte le ragazze, altrimenti sarei un uomo perduto. In ogni caso, i giornali sono pieni di cose strane.
Ad esempio scienziati definiti tali solo perché si son comprati la cattedra a furia di piegarsi e loro illustri colleghi pieni di studi e pubblicazioni che magari nemmeno hanno un loro laboratorio e che si occupano di riassunti, che diffondono il verbo altrui in giro per il mondo firmandolo come proprio.
Sei strana, o Scienza, nata come luce dell’uomo,
la tua forza e verità stava nella possibilità di essere distrutta
contestata
attaccata
criticata
colpita
selvaggiamente indagata
in ogni tuo aspetto
logico o pratico.
Sei strana, o Scienza, luce dell’uomo
che più non hai il diritto di essere criticata
che elevata in alto non puoi essere toccata
che hai assunto la funzione di verità suprema
fin dalla prima ipotesi non verificabile.
Sei strana, o Scienza, sulla bocca di tutti
come la più infame delle prostitute
tutti ti usano
e ti cercano nella notte della ragione
per sentirsi meno soli ed idioti.
Sei strana, o Scienza,
nata per curiosità,
cresciuta con rigore,
nel tentativo di bloccare Dio
sei diventata tu stesso divinità.
La divinità più perfetta, l’incriticabile, la somma.
E’ interessante pensare come sia al liceo che all’università la Scienza mi sia stata presentata come quella cosa che permette di raggiungere la verità, ma una verità sempre in movimento, nel senso che in ogni singolo momento la verità della scienza è quello che appare più giusto al momento, ma se qualcuno la critica, se qualcuno scopre che una qualunque parte di essa è falsa, o errata, questa qualunque parte crolla, viene abbandonata, e qualcosa di nuovo, qualcosa che al nuovo momento appare più giusto, si sostituisce al vecchio. Insomma, qualcosa in qualche modo umile, che deve accettare ogni forma di critica e a questa critica rispondere, o se non è capace di dar risposta, davanti ad essa inchinare il capo e cambiare.
Ed è strano, perché se la scienza fosse veramente questo, allora non capisco il perché di tanto casino per la visita di un anziano tedesco in una università romana. Va bene che i romani son romani e che i vecchi tedeschi son sempre vecchi e son sempre tedeschi, quindi in fondo non possono che essere un po’ fastidiosi per definizione. Ma se la scienza deve essere aperta a critiche, allora perché non permettere di parlare? Solo perché il vecchio non è della stessa idea? Solo perché il vecchio non accetta il pensiero di un altro gruppo? Ma è la scienza che deve essere aperta al confronto, non i vecchi tedeschi. Quelli basta che non restino ad occupare la sala all’infinito. Se il vecchio vuole parlare, che parli. Gli si risponde. E se replica, che replichi, gli si risponde. È il compito di uno scienziato farlo, e se non si fa, se non si accetta di farlo, non si è scienziati, perché non si accettano potenziali critiche.
Nel momento in cui io dico qualcosa di scomodo, di irritante, o di idiota, esigo che chiunque si faccia chiamare scienziato mi risponda, dicendomi che sono scomodo, irritante od idiota, e dicendomi anche il perché sono scomodo, irritante od idiota. Nel momento in cui non mi rispondi, nel momento in cui nemmeno vuoi che io parli, tu non sei scienziato perché non accetti potenziali critiche al tuo lavoro, alle tue teorie, alle tue idee, ed io corro il rischio di restare scomodo, irritante od idiota, il che è brutto perché mi viene negata la possibilità di raggiungere la verità, o perlomeno di capirci di più.
E poi si dice tanto della fuga di cervelli e della scienza italiana che fa pena. Non sono i fondi che mancano. Cioè, anche quelli, occhei. Ma mancano sopratutto gli scienziati, le persone perbene, le persone serie, le persone che fanno Scienza e non i porci comodi loro con i soldi degli altri per avere la cattedra, andare ai convegni e mandare gli assistenti a fare lezione.
Io a quei sessanta e passa docenti della Sapienza che non hanno voluto che il Papa parlasse gli toglierei i fondi e la cattedra, perché non sono scienziati. Sono teologi di una religione che è piena di dogmi e rifiuta a priori il dialogo ed il confronto come mai nessuna chiesa cristiana lo ha rifiutato anche nei suoi momenti più bui.
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Nove e quindici, seduto in università con le spalle al calorifero, grattando lo zucchero sciolto dal fondo di un bicchiere di cioccolata ormai vuoto, in una splendida quanto tipica giornata milanese di pioggia. Nove e quindici e ascolto canzoni romantiche, giusto per farmi un po’ di male, con in mente le canzoni di Moulin Rouge che mi son visto da poco giusto per farmi un po’ di male. Ho dormito giusto un’ora in treno, in modo anche abbastanza strano, perché oggi le persone nel vagone erano strane, di quelle persone strane che non sai se le hai sognate o no, perché sono troppo strane per essere vere, ma che poi incroci in banchina una volta sceso. Può essere che sto ancora dormendo, chissà. Possibile. Un po’ in effetti il mio corpo lo richiede, dopo una nottata sveglio a lavorare, e me lo ricorda con sbadigli degni di un tricheco.
È bello vedere l’università semivuota come lo è adesso.
È in qualche modo strana.
Ti ci perdi con i pensieri in un posto del genere,
un vecchio castello che poi vecchio non è
chiostri che hanno visto guerre e morti assassinati
e mucchi di saltasiepi futuri disoccupati
beati semisconosciuti chiusi in cripte sconosciute ai più
bugie e silenzi
ed i più bei sorrisi del Creato.
Ci cado ancora, sui sorrisi. Dannati sorrisi.
Comunque.
Cosa strana il mondo. Cose strane le persone. Ieri per esempio ho conosciuto la prima laureata in psicologia che fa la psicologa. Cosa estremamente interessante, non pensavo esistessero più persone del genere. E oggi ho letto il giornale. Ormai non so più dire se il mondo in cui vivo è triste o ridicolo. Forse entrambe le cose, per fortuna che ci sono ancora le ragazze che riescono a rallegrarti la giornata o la vita, anche solo con un puntino, o con un sorriso, o con una frase all’apparenza idiota ma profonda come l’universo. E per fortuna che esistono anche un sacco di altre cose belle a parte le ragazze, altrimenti sarei un uomo perduto. In ogni caso, i giornali sono pieni di cose strane.
Ad esempio scienziati definiti tali solo perché si son comprati la cattedra a furia di piegarsi e loro illustri colleghi pieni di studi e pubblicazioni che magari nemmeno hanno un loro laboratorio e che si occupano di riassunti, che diffondono il verbo altrui in giro per il mondo firmandolo come proprio.
Sei strana, o Scienza, nata come luce dell’uomo,
la tua forza e verità stava nella possibilità di essere distrutta
contestata
attaccata
criticata
colpita
selvaggiamente indagata
in ogni tuo aspetto
logico o pratico.
Sei strana, o Scienza, luce dell’uomo
che più non hai il diritto di essere criticata
che elevata in alto non puoi essere toccata
che hai assunto la funzione di verità suprema
fin dalla prima ipotesi non verificabile.
Sei strana, o Scienza, sulla bocca di tutti
come la più infame delle prostitute
tutti ti usano
e ti cercano nella notte della ragione
per sentirsi meno soli ed idioti.
Sei strana, o Scienza,
nata per curiosità,
cresciuta con rigore,
nel tentativo di bloccare Dio
sei diventata tu stesso divinità.
La divinità più perfetta, l’incriticabile, la somma.
E’ interessante pensare come sia al liceo che all’università la Scienza mi sia stata presentata come quella cosa che permette di raggiungere la verità, ma una verità sempre in movimento, nel senso che in ogni singolo momento la verità della scienza è quello che appare più giusto al momento, ma se qualcuno la critica, se qualcuno scopre che una qualunque parte di essa è falsa, o errata, questa qualunque parte crolla, viene abbandonata, e qualcosa di nuovo, qualcosa che al nuovo momento appare più giusto, si sostituisce al vecchio. Insomma, qualcosa in qualche modo umile, che deve accettare ogni forma di critica e a questa critica rispondere, o se non è capace di dar risposta, davanti ad essa inchinare il capo e cambiare.
Ed è strano, perché se la scienza fosse veramente questo, allora non capisco il perché di tanto casino per la visita di un anziano tedesco in una università romana. Va bene che i romani son romani e che i vecchi tedeschi son sempre vecchi e son sempre tedeschi, quindi in fondo non possono che essere un po’ fastidiosi per definizione. Ma se la scienza deve essere aperta a critiche, allora perché non permettere di parlare? Solo perché il vecchio non è della stessa idea? Solo perché il vecchio non accetta il pensiero di un altro gruppo? Ma è la scienza che deve essere aperta al confronto, non i vecchi tedeschi. Quelli basta che non restino ad occupare la sala all’infinito. Se il vecchio vuole parlare, che parli. Gli si risponde. E se replica, che replichi, gli si risponde. È il compito di uno scienziato farlo, e se non si fa, se non si accetta di farlo, non si è scienziati, perché non si accettano potenziali critiche.
Nel momento in cui io dico qualcosa di scomodo, di irritante, o di idiota, esigo che chiunque si faccia chiamare scienziato mi risponda, dicendomi che sono scomodo, irritante od idiota, e dicendomi anche il perché sono scomodo, irritante od idiota. Nel momento in cui non mi rispondi, nel momento in cui nemmeno vuoi che io parli, tu non sei scienziato perché non accetti potenziali critiche al tuo lavoro, alle tue teorie, alle tue idee, ed io corro il rischio di restare scomodo, irritante od idiota, il che è brutto perché mi viene negata la possibilità di raggiungere la verità, o perlomeno di capirci di più.
E poi si dice tanto della fuga di cervelli e della scienza italiana che fa pena. Non sono i fondi che mancano. Cioè, anche quelli, occhei. Ma mancano sopratutto gli scienziati, le persone perbene, le persone serie, le persone che fanno Scienza e non i porci comodi loro con i soldi degli altri per avere la cattedra, andare ai convegni e mandare gli assistenti a fare lezione.
Io a quei sessanta e passa docenti della Sapienza che non hanno voluto che il Papa parlasse gli toglierei i fondi e la cattedra, perché non sono scienziati. Sono teologi di una religione che è piena di dogmi e rifiuta a priori il dialogo ed il confronto come mai nessuna chiesa cristiana lo ha rifiutato anche nei suoi momenti più bui.
Amen.
RispondiEliminaMassimo da Verona
Il tuo testo e' delizioso e hai tutta l'autorità pe scriverlo. Non è solo perché il blog è tuo: è anche perché mica nel tuo blog devi solo parlare di "scatole" (i computer/tablet). E' opportuno anche parlare di quello che ci mettiamo nelle scatole (le idee). Perché no?
RispondiEliminaPer entrare nel merito mi permetto di dissentire con te quando dici che "nessuna chiesa cristiana ha mai rifiutato il dialogo anche nei suoi momenti più bui". Forse e' quello che la chiesa vuol farci credere ora, ma non e' cosi'.
L'unico modo in cui la Chiesa si e' sempre tenuta "le mani pulite" dalla persecuzione dei suoi dissidenti e' stato perché ha sempre sfruttato i tribunali e gli apparati repressivi degli stati di cui garantiva la legittimità delle monarchie.
E per parte mia credo che il papa abbia gia' abbastanza pulpiti per ammorbare il mondo, senza che la cultura laica debba offrirgliene altri.
Nessuno teme quello che dice (chissenefrega peraltro!), ma non c'e' bisogno che vada a dirlo proprio dal pulpito della Sapienza! A rischio che questo serva alla chiesa ad ammantarsi di ulteriori autorevolezze...
Ok, ok. Mi scaldo sempre quando parlo di questi argomenti...
Bellissimo quando scrivi che non pensavi che ci fossero laureati in psicologia che fanno gli psicologi... Triste verità!
Il problema è che mi rendo sempre più conto che questa cultura laica di cui tanto si parla cultura non è, ma una semplice massa di persone che non sanno bene cosa pensano e si lasciano condurre dalla fede in qualcosa che non conoscono per nulla, sono per lo più persone alimentate da un odio irrazionale contro il clero che deriva dalla mancanza di un quadro generale, da una mancanza di informazioni.
RispondiEliminaDavanti a queste persone, a questi cosidetti scienziati, la Chiesa non può che ritrovarsi vincente, ed allo stesso perdente perchè c'è una tale ignoranza che i perdenti non sono in grado di capire di avere perso.
Chissà se mai almeno metà dell'umanità riuscirà mai a pensare a qualcosa con la propria testa, dopo aver valutato tutto.